L’industria della carne ha un impatto devastante non solo sull’ambiente, ma anche sulla distribuzione delle risorse alimentari a livello globale.
Il consumo di carne non è solo un problema di benessere animale o di cambiamento climatico: è strettamente legato alla fame nel mondo.
Questo articolo di Animal Equality spiega chiaramente come una quantità enorme di risorse agricole venga destinata alla produzione di mangimi per il bestiame, anziché al nutrimento diretto delle persone.
Si stima che per produrre un chilogrammo di carne bovina siano necessari tra i 7 e i 10 chilogrammi di grano.
Questo squilibrio nell’allocazione delle risorse alimentari ha conseguenze drammatiche: mentre i paesi sviluppati consumano quantità esorbitanti di carne, milioni di persone in altre parti del mondo soffrono di fame e malnutrizione.
Dati sull’impatto dell’industria della carne
Uno degli aspetti più sconvolgenti è proprio la quantità di grano e altre colture destinate all’alimentazione animale.
Le risorse che potrebbero essere utilizzate per sfamare direttamente le persone vengono invece destinate a nutrire animali da allevamento. Questo meccanismo è parte integrante di un ciclo che alimenta le disuguaglianze globali.
Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization), il 33% dei cereali prodotti nel mondo viene destinato all’alimentazione del bestiame.
Questo non solo sottrae cibo dalle tavole dei più bisognosi, ma contribuisce anche alla crisi ecologica, poiché l’allevamento intensivo richiede un uso massiccio di risorse idriche e provoca deforestazione e perdita di biodiversità.
Inoltre, le emissioni di gas serra generate dal settore zootecnico rappresentano una delle principali cause del cambiamento climatico, con il metano rilasciato dagli allevamenti intensivi che ha un effetto serra 28 volte più potente del biossido di carbonio.
Ridurre il consumo di carne è una misura fondamentale non solo per proteggere l’ambiente, ma anche per redistribuire meglio le risorse alimentari a livello globale.
La fame nel mondo e il consumo di carne
Attualmente, il Pianeta produce cibo sufficiente per sfamare circa 10 miliardi di persone, ma nonostante ciò, oltre 800 milioni di persone soffrono la fame.
La ragione principale di questa contraddizione risiede nel fatto che gran parte delle risorse agricole viene utilizzata per sostenere l’industria della carne.
Qualche dato. Per 100 grammi di proteine che diamo da mangiare ad un manzo ce ne restituisce 5 utilizzabili, e così via dicendo per maiali, polli, ecc.
Il Worldwatch Institute ha stimato che solo il 10% delle calorie fornite dagli alimenti destinati agli animali da allevamento ritorna sotto forma di carne, latticini o uova, mentre il restante 90% viene “perso” nel processo di crescita degli animali.
Questo squilibrio è particolarmente evidente se consideriamo l’acqua necessaria per produrre carne rispetto a quella necessaria per produrre alimenti vegetali.
Per esempio, produrre 1 kg di carne di manzo richiede circa 15.000 litri di acqua, mentre 1 kg di grano ne richiede solo 1.500 . È evidente che l’attuale sistema alimentare, basato principalmente sulla produzione di carne, non è sostenibile.
L’emotività dietro l’industria della carne
L’industria della carne non è solo una questione di numeri o di impatti ambientali. C’è un profondo aspetto emotivo e morale che riguarda il modo in cui trattiamo gli animali.
Gli animali da allevamento, spesso sottoposti a condizioni crudeli e disumane, vivono in spazi angusti, soffrono di stress e malattie, e vengono macellati in modo crudele. Questa sofferenza non è solo eticamente sbagliata, ma ha anche conseguenze sulla qualità della carne che consumiamo.
Molti studi hanno dimostrato che gli animali allevati in condizioni di stress cronico producono carne di qualità inferiore, con livelli più alti di cortisolo, un ormone dello stress.
Questo significa che, oltre alle questioni morali, vi sono anche implicazioni per la nostra salute.
Un cambiamento necessario: il Piano di Riduzione della Carne
La Danimarca ha preso atto di questa connessione tra l’industria della carne e i problemi globali e ha messo in atto un piano ambizioso per ridurre il consumo di carne a livello nazionale.
Questo piano mira a trasformare il settore agricolo danese in un modello più sostenibile, riducendo la produzione di carne del 25% entro il 2030.
L’obiettivo finale è quello di creare un sistema alimentare che sia più rispettoso dell’ambiente e delle risorse naturali, favorendo al contempo la salute umana e il benessere animale .
Nel piano danese, l’alimentazione a base vegetale gioca un ruolo cruciale. Le autorità incoraggiano il passaggio a diete più sane e sostenibili attraverso incentivi per l’agricoltura biologica e il supporto alla ricerca su alternative proteiche.
Un altro obiettivo è quello di abbattere le emissioni di gas serra e ridurre lo spreco di risorse agricole.
Per saperne di più sul piano danese e la sua visione a lungo termine, leggi il nostro approfondimento sul Piano di riduzione della carne danese.
La variante italiana. Un piano tutto nostro.
Se la Danimarca può implementare un piano di riduzione della carne, perché l’Italia non può fare lo stesso?!
Un piano di riduzione della carne italiano potrebbe includere incentivi per i produttori agricoli che scelgono di dedicarsi all’agricoltura sostenibile, con un forte supporto a cooperative e coltivazioni locali.
Promuovere l’alimentazione a base vegetale nelle scuole, negli ospedali e nelle mense pubbliche sarebbe un passo significativo per ridurre la domanda di carne e incoraggiare scelte alimentari più etiche.
Un piano simile in Italia dovrebbe prevedere:
- IVA ridotta sui prodotti vegetali: invertire l’attuale paradosso fiscale, applicando un’IVA più bassa sui prodotti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale. Questa misura incentiverebbe il consumo di alternative vegetali, rendendole economicamente più accessibili e favorendo una transizione verso un sistema alimentare più sostenibile.
- Incentivi fiscali per le aziende agricole biologiche: offrire agevolazioni fiscali e finanziamenti a chi sceglie di produrre alimenti vegetali biologici e sostenibili.
- Sovvenzioni per la ricerca: investire nella ricerca di tecnologie innovative per la produzione di carne coltivata in laboratorio e alternative vegetali.
- Campagne di sensibilizzazione: educare i cittadini sui benefici di una dieta plant-based non solo per la salute personale, ma anche per l’ambiente.
I vantaggi di un piano di riduzione della carne sono molteplici. Non solo ridurrebbe le emissioni di gas serra, ma alleggerirebbe anche la pressione sulle risorse idriche e agricole.
La dieta mediterranea, quella originale, già famosa per la sua ricchezza in frutta, verdura e cereali, potrebbe diventare il modello alimentare di riferimento, esportando l’immagine di un’Italia che punta alla sostenibilità.
Torino come New York: un modello da seguire
Torino ha l’opportunità di diventare una pioniera in Italia nella lotta contro il cambiamento climatico e l’impatto ambientale dell’industria della carne, prendendo esempio da città come New York.
Nella Grande Mela, iniziative come il Green New Deal e il Plant-Based Food Policy hanno dimostrato come politiche mirate possano trasformare il sistema alimentare locale, rendendolo più sostenibile e orientato alla salute pubblica.
Adottare piani simili significherebbe introdurre pasti plant-based nelle mense scolastiche, ospedaliere e pubbliche di Torino, educando al tempo stesso i cittadini sui benefici ambientali ed etici di una dieta a base vegetale.
Torino come città faro nella promozione di sistemi alimentari sostenibili.
La città potrebbe avviare, in una prima fase, progetti pilota nelle mense comunali, riducendo progressivamente la carne nei menù e coinvolgendo la popolazione attraverso campagne educative che evidenzino i benefici di una dieta plant-based per il benessere animale, l’ambiente e la salute.
Ma per realizzare questa visione, non bastano solo iniziative isolate: servono politiche coraggiose e amministratori visionari che abbiano la determinazione di inaugurare una nuova stagione di cambiamenti strutturali.
Proposte per un futuro più verde
Le scelte individuali hanno un impatto collettivo, ma è attraverso decisioni politiche strategiche che si costruisce un cambiamento duraturo. Torino ha bisogno di leader che mettano al centro delle loro agende politiche il benessere degli esseri viventi e la sostenibilità ambientale.
Altre punti del piano da sviluppare sono:
- Introduzione di incentivi fiscali per produttori agricoli locali: sostenere le cooperative agricole che producono alimenti biologici e sostenibili, riducendo la dipendenza dai modelli intensivi.
- Promozione di orti urbani: incentivare ogni quartiere a creare spazi per la coltivazione condivisa, rafforzando la comunità e migliorando la sicurezza alimentare locale.
- Piani di educazione alimentare su larga scala: campagne che sensibilizzino i cittadini sull’impatto della produzione di carne e sull’importanza di scelte alimentari sostenibili, coinvolgendo scuole, associazioni e aziende.
Il ruolo della politica e il potere del voto
Come detto, questa transizione richiede amministratori coraggiosi che non temano di prendere decisioni impopolari nel breve termine, ma necessarie per costruire un futuro più equo e sostenibile.
Serve una classe politica che comprenda l’urgenza di agire, che scelga di sostenere modelli di produzione etica e di promuovere stili di vita rispettosi dell’ambiente.
Allo stesso tempo, i cittadini hanno un ruolo chiave: contribuire con scelte etiche e sostenibili nella loro quotidianità e, soprattutto, con il proprio voto consapevole.
È cruciale sostenere rappresentanti politici che si impegnino concretamente per il cambiamento, che comprendano l’importanza di trasformare Torino in un esempio nazionale di sostenibilità alimentare.
Un futuro che possiamo costruire insieme
Torino può davvero diventare una città modello, un punto di riferimento per tutte le altre realtà italiane.
Questo non è un sogno irraggiungibile, ma una visione concreta che dipende da scelte lungimiranti e dalla responsabilità condivisa di amministratori e cittadini.
Un futuro più verde, equo e rispettoso della vita animale è possibile, ma solo se troveremo la forza di stare dalla parte giusta!
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